Fino a qualche anno fa il nome di Amilcare Ponchielli (1834-1886) era ricordato quasi esclusivamente per l’opera Gioconda. In realtà la produzione del maestro cremonese è molto vasta e comprensiva di tutti i generi musicali della sua epoca. Se il recente successo internazionale dell’edizione discografica della musica strumentale cameristica di Ponchielli ha messo sorprendentemente in evidenza pagine originali, brillanti e del tutto piacevoli, la sua produzione bandistica è analizzata solo sporadicamente.

L’attività di Ponchielli quale direttore di banda si svolse lungo un ampio arco di tempo: fu capo-musica, per usare il termine allora in voga, prima a Piacenza dal 1861 al 1864 e poi a Cremona dal 1864 al 1874. Di questo lungo periodo di attività ci è oggi pervenuta una documentazione pressoché completa e tutta la produzione musicale: una preziosa collezione di manoscritti, conservata presso il Museo “Ala Ponzone” e la Biblioteca Statale di Cremona, che costituisce un campionario unico ed eccezionalmente rappresentativo della musica bandistica dell’ottocento italiano.

Su questa particolare produzione ponchielliana, emblematica di quel repertorio bandistico ottocentesco tanto amato e capillarmente diffuso allora, quanto scarsamente noto oggi, si propone di far luce questa manifestazione. Nella tavola rotonda alcuni studiosi discuteranno sui generi di musica per banda dell’epoca (la musica patriottica e per le feste civili, i concerti e le composizioni per i solisti, i ballabili, le fantasie su arie d’opera e le trascrizioni di brani d’opera), e su aspetti e problemi particolari – storici, stilistici, organologici, di prassi esecutiva – di questo repertorio.

I brani scelti per il concerto serale – eseguiti per lo più su trascrizioni effettuati dagli autografi cremonesi e riascoltabili qui oggi per la prima volta dall’epoca della loro première – costituiscono un concerto caratteristico della banda ottocentesca, ovvero quel “dilettevole divertimento” che avveniva all’aperto, lungo le vie e nelle piazze della città con “concorso sempre numeroso” del pubblico plaudente al maestro cremonese capo-musica della Banda Nazionale di Cremona.

ESECUZIONI

CD Vol 1 – A Ponchielli, Concerto per Banda


  • Marcia “Principe Umberto” op. 124 (Cremona 1866)
  • Sinfonia in sib minore per Banda op. 153 (Cremona 1872)
  • Fantasia per Tromba e Banda sopra i motivi della Traviata op. 146 (Cremona 1869)
  • Concerto  per tromba in fa e Banda op. 123 (Cremona 1866)
  • Concerto n.2 in mib per cornetta solista e Banda op. 198 (Cremona 1867)
  • Valzer “Adele” per Banda op. 161 (Piacenza 1862)

Brani solistici per tromba eseguiti da GABRIELE CASSONE, direttore LUCA VALENTI.

Il CD in cofanetto comprende un libretto (italiano, inglese e tedesco) con l’analisi filologica dei brani eseguiti. Il CD è disponibile nei migliori negozi di dischi, oppure contattandoci all’indirizzo bandasoncino@gmail.com.

Il CD è stato pubblicato il 27 aprile 2001, data del concerto della Banda Civica Musicale di Soncino presso il teatro “Ponchielli” di Cremona. Nel pomeriggio del 27 aprile si è svolto presso il Ridotto del Teatro Ponchielli di Cremona una Tavola Rotonda sul tema “Ponchielli e la musica per Banda”. La Tavola Rotonda sarà introdotta da Isidoro Gusberti, e presieduta da Marcello Conati. Relatori saranno:

  • Annely Zeni (Trento): Inni e marce: il ritmo delle idee e la musica per banda di Amilcare Ponchielli
  • Antonio Carlini (Trento) : Amilcare Ponchielli e le opere concertistiche per tromba e cornetta nelle tradizioni bandistiche italiane del XIX secolo
  • Pietro Zappalà (Cremona) : I ballabili per banda
  • Licia Sirch (Cremona) : Trascrizioni, pot-pourri, fantasie, ricordanze su brani d’opera. Aspetti drammaturgici e formali
  • Marco Mangani (Firenze) : La strumentazione per orchestra e la strumentazione per banda
  • Fred Ormand (Ann Arbor, USA) : Il clarinetto nella musica da camera e negli assolo di Ponchielli
  • Marco Ruggeri (Cremona) : Ponchielli, l’organo e la banda. Relazioni tra organo e banda nell’Ottocento lombardo
  • Renato Meucci (Milano) : Un caso organologico: l’identificazione della tromba e della cornetta

 Hanno partecipato inoltre Flavio Arpini (Crema), Henry Howey (Houston, USA) e Antonio Polignano (Milano).

RASSEGNA STAMPA

CD Vol 2 – A Ponchielli, Concerto per Banda

Le Trascrizioni delle opere eseguite nel secondo CD “A Ponchielli, concerto per Banda” sono state adattate ad una “moderna” formazione bandistica, pur mantenendo un equilibrio strumentale il più possibile vicino a quello originale.
Osservando accuratamente le partiture manoscritte di Ponchielli si comprende che le famiglie di strumenti a fiato, a quell’epoca, erano ancora in fase di perfezionamento, e che l’impasto fonico risultava piuttosto scarso, anche per la mancanza di alcune famiglie di strumenti, come ad esempio quella dei saxofoni, che non erano state ancora introdotte, (nel 1868 il 22 aprile Rossini istrumentò il brano alla Corona D’Italia, inserendo per la prima volta i sassofoni).
Ne risulta quindi un effetto sonoro molto vicino a quello della fanfara, per la più grande prevalenza di strumenti ad ottone rispetto a quelli ad ancia.
Nell’elaborazione di queste partiture, si è cercato di creare sonorità più dolci e più morbide rispetto all’originale, e si è sfruttato le molteplici possibilità timbriche che offre attualmente un organico bandistico, pur rimanendo legato ad un discorso filologico e tenendo ben conto che Ponchielli fu un grande strumentatore, sempre guidato da un raffinato gusto del colore e dell’impasto strumentale.
Grazie allo studio e la lettura delle sue partiture: da I Promessi sposi a la Gioconda, da I Lituani a Marion Delorme, si è ottenuto un’elaborazione intelligente e scrupolosa, dove il buon gusto assume un’importanza fondamentale.
L’assunzione delle composizioni di Amilcare Ponchielli nell’odierno repertorio bandistico può costituire non solo una valida scelta artistica, ma anche uno strumento fondamentale per la conoscenza della musica italiana della seconda metà dell’Ottocento. I brani contenuti nel CD sono stati adattati per banda sinfonica da Luca Valenti e Giovanni Dall’Ara.

  • MARCIA VIVA L’ESPOSIZIONE DI CREMONA op.182
  • ELEGIA SULLA TOMBA DI GARIBALDI op. 160
  • CONCERTO PER FLICORNO BASSO E BANDA op.155 (Euphonium Steven Mead)
  • CANTO GRECO op.144
  • GRAN FANTASIA PER BANDA op.126

Direttore Luca Valenti

“A Ponchielli, concerto per Banda” vol. 2°

Recensione di Roberto Codazzi

Come l’illustre predecessore Claudio Monteverdi, anche l’altro grande cremonese Amilcare Ponchielli incarna uno dei più significativi casi di mobbing della storia della musica. Se è vero che alla corte di Mantova, alle dipendenze dei Gonzaga, il divin Claudio dovette subire ogni sorta di vessazione fisica e psicologica, assumendo carichi di lavoro che finirono col comprometterne seriamente la salute, è altrettanto vero che il periodo trascorso da Ponchielli alla direzione della Banda Civica di Cremona (1864 – 1874) non fu tutto rose e fiori, benché il maestro avesse assunto l’incarico con un certo slancio, sicuramente con l’intento di dare il meglio di sé. La disciplina e il protocollo militareschi a cui fu sottoposto in svariate manifestazioni – la banda operava su commissione della Guardia Nazionale oltre che del Municipio – provocarono non poche frustrazioni al giovane maestro di Paderno, costretto a sfilare su carri trainati da buoi per le vie cittadine, per di più ingessato in imbarazzanti divise che lo rendevano più domatore da circo che non capomusica. Ma Dio solo sa quanto abbiano fatto bene ai due colossi cremonesi del pentagramma quelle piccole-grandi sofferenze, diventate – viste col senno di poi – un prezioso investimento per il futuro. Monteverdi alla corte del duca Vincenzo I musicò l’Orfeo e compose i primi cinque libri di madrigali, gettando le basi del moderno teatro musicale e della rivoluzione stilistica conosciuta come “seconda pratica”, poi definitivamente sviluppata a Venezia. Per quanto riguarda Ponchielli, egli trovò nella banda una palestra ideale per mettere a punto il magistero nel trattamento dei fiati, diventando in questo ambito un vero e proprio virtuoso. Va da sé che questo bagaglio sarebbe successivamente confluito nel teatro musicale, che per il compositore cremonese era il vero grande obiettivo. E’ lo stesso identico percorso imboccato qualche anno dopo da Pietro Mascagni, capomusica presso la Banda di Cerignola di Puglia, incarico che reprimeva le sue velleità teatrali ma che gli avrebbe fornito una mirabolante capacità di concertazione dei fiati facilmente percepibile in Cavalleria rusticana e nei suoi melodrammi successivi. Ponchielli con gli strumenti della banda si divertiva a sperimentare nuove vie, a escogitare inediti impasti timbrici, a cercare i limiti e i confini di clarinetti, flauti e flicorni, sviluppandone la scrittura in funzione dello sviluppo organologico. Non dimentichiamo che quello fu un periodo di notevole ricerca e crescita nella tecnica costruttiva
degli strumenti. In tutto ciò il maestro di Paderno metteva quell’ironia che era l’arma migliore del suo carattere, a dispetto del tono severo, quasi burbero, trasmesso da certe sue iconografie. Lo si evince dalle ficcanti, caustiche battute con cui egli era solito contrappuntare i passi più difficili gettati sul pentagramma, quasi una sfida all’ignaro esecutore: “Questo qui se non muore adesso non morirà mai più!”.
Il presente cd è l’ideale successore del disco ponchielliano registrato dalla Banda di Soncino nel 2000 (A Ponchielli – Concerto per Banda). L’intento è ancora una volta quello di scandagliare la rimarchevole produzione bandistica del maestro in deposito presso il Museo Civico di Cremona. Si tratta del fondo della Banda Civica di Cremona che venne inventariato a riordinato nel 1934, in occasione del primo centenario della nascita di Ponchielli, per iniziativa del podestà G. Bellini “visto che in uno dei locali dello stabile di proprietà Comunale sito in Viale Trento e Trieste, adibiti a scuola della Musica Cittadina, trovansi accatastati moltissimi spartiti di musica manoscritti da sommi artisti tra i quali i maestri Ponchielli, Coppola, Guarneri ecc…”. Nel 1965 alcuni di questi manoscritti furono trasferiti presso la Biblioteca Statale di Cremona. In particolare per la realizzazione di questo cd sono state scelte cinque perle di una collana che non cessa di riservare sorprese. La scaletta, così come nel precedente disco, ma con un pizzico di libertà in più, è impostata secondo i tipici canoni estetici dei programmi presentati dallo stesso Ponchielli con la sua banda durante i concerti pubblici. La struttura, abbastanza standardizzata, prevedeva l’apertura affidata a una marcia, seguita da una sinfonia, da pezzi di bravura che generalmente coinvolgevano i migliori strumentisti della formazione in parti solistiche, per chiudere con un ballabile. Nello specifico, si parte con la marcia W l’Esposizione di Cremona op. 182, seguita da Elegia Sulla tomba di Garibaldi op. 160 , Concerto per flicorno basso op. 155 , Variazioni per banda su Canto greco op. 144 e Fantasia originale per banda op. 126..
La marcia per banda W l’Esposizione di Cremona rientra nel novero, piuttosto corposo, di pagine composte da Ponchielli su richiesta del Municipio per contrappuntare e celebrare le solennità, le ricorrenze, l’arrivo di personaggi illustri. Erano situazioni che prevedevano le “sortite della banda in compagnia della Guardia Nazionale” lungo le vie e nelle piazze cittadine, secondo cerimoniali rigidi e predeterminati. L’architettura
di questo brano ricalca quella tipica della marcia di stampo lombardo. La struttura è tripartita, con il trio nel mezzo. La marcia è in la bemolle maggiore, il trio in re bemolle, dunque alla quarta rispetto alla tonalità d’impianto (lo schema più tradizionale prevede il trio alla dominante). Il tono della marcia è a un tempo solenne e brioso, com’è nel Dna di questo genere di composizione che nasce in ambito militare, pur avendo successivamente sposato la causa celebrativa piuttosto che quella bellicosa. Lo squillo delle trombe resta comunque evidente e determinante. Sia la marcia sia il trio hanno due soggetti tematici, il primo dei quali dall’incedere più deciso, l’altro dal profilo più aggraziato e caratterizzato dall’uso di abbellimenti, soprattutto acciaccature. L’esecuzione della Banda di Soncino è conforme all’adattamento della partitura curato da Luca Valenti e Giovanni Dall’Ara.
Ponchielli, che già aveva musicato la marcia per banda Per i funerali di Alessandro Manzoni e la marcia funebre per orchestra e banda Per i funerali di Francesco Lucca, dedica “All’Onorevole Municipalità di Cremona” una composizione per il trigesimo della morte di Giuseppe Garibaldi, che era stato in città accolto con sommo tripudio vent’anni prima, come testimonia il dagherrotipo dell’Eroe dei Due Mondi a cavallo, con postura trionfante, realizzato nel cortile di Palazzo Trecchi nell’aprile 1862. L’Elegia Sulla Tomba di Garibaldi viene eseguita per la prima volta a Cremona il 2 luglio 1882. Ponchielli da tempo aveva abbandonato le funzioni di capomusica della Banda Civica, si era trasferito a Milano e aveva già ottenuto i principali successi della sua carriera di operista, Gioconda compresa. L’Elegia coniuga al meglio la giovanile esperienza di concertatore di banda con i progressi effettuati dal maestro nel periodo più maturo. Ne scaturisce una partitura che svetta per qualità, sia per il procedimento costruttivo sia per il sofisticato trattamento degli strumenti. La strumentazione per banda sinfonica utilizzata per questa incisione porta la firma di Luca Valenti. Della medesima opera esiste una versione per orchestra sinfonica registrata dalla Filarmonica di Minsk diretta da Silvano Frontalini. L’attitudine di Ponchielli a scrivere brani per occasioni celebrative aveva già prodotto un importante frutto nel maggio dello stesso anno, quando la Scala lo aveva invitato a scrivere un inno per orchestra e banda per festeggiare l’inaugurazione della ferrovia del Gottardo. L’opera
fu eseguita nel corso di due concerti tenutisi il 24 e 25 maggio 1882 nel grande teatro meneghino, con enorme successo di pubblico e ripetute richieste di bis. L’autografo dell’Elegia Sulla tomba di Garibaldi reca la data del 23 giugno 1882; la stesura avviene a Maggianico, sul lago di Como, dove il maestro possedeva una villa. Quartier generale di Antonio Ghislanzoni, letterato e librettista che collaborò a più riprese con Ponchielli, oltre che con Verdi, e dei poeti della scapigliatura, Maggianico era una sorta di Capalbio ante litteram, un luogo dove erano soliti ritrovarsi gli intellettuali del tempo. Il tema dell’opera riprende quello del popolare Inno di Garibaldi (1859) musicato da Alessio Olivieri su versi di Luigi Mercantini. L’introduzione, in tonalità minore, è affidata agli strumenti di registro basso che espongono il tema pianissimo e con tono mesto, tema poi sviluppato in un crescendo scandito da una figurazione in terzine che sfocia nel fortissimo di tutta la banda, che esalta la maestosità dell’inno. Segue una sezione intermedia giocata su uno spunto tematico dolente dei clarinetti. Quindi un episodio in cui il primo frammento del tema iniziale è utilizzato dalle trombe, che va a confluire, non senza effetto, nella seconda parte in tono maggiore in cui il tema è presentato dagli strumentini, seguiti dagli ottoni. Il canto dei clarinetti prepara il finale. Un finale da marcia, lento e di grande suggestione.
Quando Ponchielli assume l’incarico di capomusica della Banda Civica di Cremona avvia un vero e proprio progetto di riforma della pianta organica, avallato dai membri della Commissione di vigilanza dell’istituzione. Un processo che si esprime anzitutto nel reclutamento di diversi bravi esecutori, in funzione di un miglioramento dell’intero complesso. Alcuni di questi hanno virtù tecniche che si affrancano dalla media ed è per loro che il maestro concepisce pagine solistiche atte a esaltarne le doti. La riforma si estrinseca anche nella continua ricerca non solo di strumentisti, ma anche di strumenti migliori, essendo quello un momento di forte impulso dell’organologia, specie nel campo dei fiati. Ponchielli dimostra di essere al passo anche su questo fronte, chiedendo esplicitamente strumenti delle ditte più all’avanguardia, come si evince da numerosi documenti, a testimonianza di una indiscussa competenza. Il precedente cd ponchielliano realizzato dalla Banda di Soncino comprende il Concerto per tromba op. 123 e il Concerto per cornetto op. 198, qui si dà spazio al
Concerto per flicorno basso op. 155, che a livello strutturale manifesta non poche similitudini con l’op. 123. La versione presentata in questo cd dalla Banda di Soncino e dal solista Steven Mead è conforme all’adattamento curato da Luca Valenti e Giovanni Dall’Ara sulla base dell’originale ponchielliano. Un lavoro di revisione attento e scrupoloso che ha purificato la carta – soprattutto la linea del solista (integralmente scritta da Ponchielli) – dalle incrostazioni sedimentatesi nel corso dei decenni per colpa di una tradizione esecutiva fin troppo libera, talvolta addirittura arbitraria. La struttura del Concerto per flicorno basso, la cui stesura risale al 1872, è piuttosto classica. All’introduzione dell’orchestra di fiati fa seguito l’esposizione del tema da parte del solista. Quindi le variazioni vere e proprio, scandite da un inciso orchestrale, corroborate da robuste cadenze e nelle quali l’euphonium è chiamato a esprimere tutte le virtù tecniche ed espressive di cui è capace, un vero e proprio prontuario di bravura. Nel finale, Allegro, banda e solista puntano verso l’ultima battuta come fossero attratti da una calamita.
Ernesto Cavallini (Milano, 1807-1874) è stato il Paganini del clarinetto. Per vent’anni primo clarinetto dell’Orchestra del Teatro alla Scala, quindi clarinettista al Teatro Imperiale di San Pietroburgo, alla Cappella di corte e Maestro all’Imperiale Conservatorio della storica capitale russa, fu il prediletto da Verdi, che scrisse espressamente per lui il solo del terzo atto de La forza del destino. Tra le composizioni originali di Cavallini, oltre ai 30 Capricci per clarinetto solo, vi sono le Variazioni su Canto greco originariamente concepite per clarinetto e pianoforte e poi riprese da altri autori, in ottemperanza alla prassi dell’epoca che stimolava la rielaborazione delle melodie più gettonate dal pubblico. Ponchielli, che nel 1868 aveva composto una serie di 15 variazioni per banda sul Carnevale di Venezia, nell’aprile 1869 compone le Variazioni per banda su Canto greco. All’introduzione, che sale dal fondo in un’atmosfera di mistero, fa seguito l’esposizione del tema da parte dei clarinetti. Poi una serie di dieci variazioni, la prima delle quali affidata al clarinetto piccolo in mi bemolle, che via via evidenziano le varie componenti dell’organico, dalla tromba, chiamata a un impegnativo momento solistico nella seconda variazione, alle ance gravi (terza variazione), per proseguire fino al prestissimo di tutta la banda. La Banda di Soncino utilizza la strumentazione per symphonic band realizzata da Giovanni Dall’Ara.
La Fantasia militare op. 116 e la Fantasia op. 126 costituiscono i soli esempi del genere del catalogo bandistico ponchielliano, se si condiderano le composizioni totalmente originali. Il maestro ha infatti realizzato altre Fantasie, tra cui quella su I due Foscari e su La traviata di Verdi, costruite a mo’ di parafrasi su melodie altrui. La Fantasia originale per banda, conosciuta anche come Gran Fantasia per l’importanza qualitativa e quantitiva, corrisponde appieno al cliché di questo genere compositivo fatto di libertà formale e nel quale si alternano passi omofonici e passi virtuosistici, in stile recitativo. Nello specifico, la Fantasia op. 126 – la Banda di Soncino adotta la strumentazione per symphonic band di Giovanni Dall’Ara – si apre con un tema marcato e brillante, in tempo binario, esposto da tutta la banda, seguito da un Andante dal profilo melodico. Il Presto centrale, in tempo ternario, ha carattere di ballabile e una scrittura resa frizzante dal frequente uso di acciaccature. Il ritmo si stempera in un interessante solo dell’euphonium, ma l’ultima parte dell’opera è un crescendo di brillantezza che sfocia nello scatenato galop. Sull’autografo Ponchielli indica data e ora in cui termina la composizione: “28 settembre 1866 ore 11 e 40 minuti”.

2 risposte a “Progetto A Ponchielli”

  1. Avatar Aldo Abbazia
    Aldo Abbazia

    Salve, sarebbe possibile avere partitura e parti?Grazie Aldoabbaziaòlibero.it

    1. Avatar bandasoncino

      Invii una mail all’indirizzo bandasoncino@gmail.com
      grazie per l’interesse

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